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23. Ho sonno ma…

…sto pensando.  Sto pensando che la vita spesso non è giusta,  e altre banalità simili. Sto pensando, ad esempio, che a volte l’immedesimazione è più forte dell’identità. Sto pensando che a volte non ci si sente più autentici e basta. Sto pensando che se non si riesce più ad essere la persona che si era un tempo, forse è normale, forse bisogna arrendersi al cambiamento e smettere di combatterlo. Sto pensando anche che bisognerebbe smetterla di costringersi ad essere statici nel modo di vedere le cose, e forse un modo esiste per non esserlo e allo stesso tempo non arrivare al caos più totale. Sto pensando che forse tra chi legge questo blog c’è qualcuno che ride di questi momenti,  ma non importa (o forse sì); e questi sono pensieri più grandi di me adesso, e penso anche che vorrei dormire.

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20. b/w

A volte mi perdo guardando le foto in bianco e nero, quelle vere, quelle in cui lo sviluppo a colori ancora non era contemplato.

Altre volte ricordo com’era guardare la televisione quando il telecomando ancora non c’era e i colori non erano un granché.
Altre volte penso a quando riavvolgevo le cassette e le videocassette a mano, perché magari mancava la corrente, o le batterie del walkman erano scariche.

Mi perdo a ripensare a quei pochi anni della mia vita perché, sì, erano pochi.
Era una fase di transizione di tante, forse troppe cose.
I miei, restii in parte all’innovazione, nati alla fine degli anni ’40 e figli dei nati alla fine degli anni ’10, non riuscivano quasi a tenere il passo.
Ripenso al fatto che il mondo esterno, quando ero veramente piccola, veniva centellinato, in modo da potermi godere molti attimi di ingenuità.

Ripenso a quando ero piccola, e che poter usare il Master System ogni tanto, senza dover per forza guardare i miei fratelli giocare, mi avrebbe fatto piacere: forse oggi potrei raccontare di aver terminato Alex Kidd, o forse no.
Ripenso al primo personal computer, che non è mai stato davvero “personal”; ripenso a tutte le volte che non mi era permesso accenderlo, quando ero sola.

E poi ripenso a quelle foto, quelle in bianco e nero, quelle che a casa mia scarseggiano perché i momenti venivano immortalati solo quando davvero ne valeva la pena. E penso che quelle foto trasmettono un senso di meraviglia che oggi non trovo più.

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19. citando

“…la viltà non è soltanto il lasciarsi sopraffare senza reagire, il coraggio non è soltanto combattere senza mai mollare. La viltà può essere semplicemente salire su un piedistallo e non aver nessuna intenzione di scendere, e il coraggio può essere non voler salire affatto su quel piedistallo”

 

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Protetto: 16. tu chiamale se vuoi…

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15. italiani che non siete altro

Italiani che non siamo (siete) altro, continuiamo (continuate) a dare ascolto a vecchi pazzi.
Quello che rincorre adolescenti e poi dice che sono nipoti di Mubarak, ma visto che il sesso è un argomento controverso e divertente continuate a votarlo perché nei vostri cuori quel vecchio pazzo (perché di un vecchio pazzo si tratta) è diventato una macchietta. Quell’altro che candida un signor signore alla presidenza della repubblica e poco dopo lo insulta; critica il vecchio modo di far politica e poi si comporta da massone, con riunioni segrete ed espulsione a pagaiate dei membri del movimento (perché non si chiama partito, non vuole avere niente a che fare con la politica, lui…eh!).
Ed è divertente da un lato osservare tutto questo, perché ci si rende conto che in realtà non avete bisogno di qualcuno che svolga quel lavoro in modo onesto e limpido, ma avete bisogno di capi da seguire, di punti di riferimento. Avete bisogno di una squadra per cui fare il tifo, una squadra che si identifica nel suo capitano. Perché non vi identificate nemmeno in voi stessi.

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13. il problema

Il vero problema è che si buttano via le persone come se si trattasse di un cappotto vecchio, anzi, spesso prima di buttare il cappotto vecchio si pensa se sia proprio il caso. Subito pronti ad additare nel caso di una mancanza di rispetto, pronti a pretendere quel rispetto e quella comprensione, ma mai a darne. Sempre nascosti dietro la tipica frase “io sono fatto così”, ma mai a riflettere veramente su quella che recita “non è mai troppo tardi per cambiare”. Chi si ferma è perduto; chi si fossilizza su un modo di essere, idem. Non è questione di ipocrisia o di incoerenza, è che il vittimismo del cazzo che si trova ovunque mi ha rotto i coglioni – che non ho(qualche sana parolaccia ci sta sempre, visto che vengono sempre recepite prima quelle della logica e del ragionamento).

you worn me out like an old winter coat, trying to be safe from the cold

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11. da “Seta” di Alessandro Baricco

Gli fece male sentire, alla fine, Hervé Joncour dire piano

– Non ho mai sentito nemmeno la sua voce.

E dopo un po’:

– È uno strano dolore.

Piano

– Morire di nostalgia per qualcosa che non vivrai mai.

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3.1 – dimenticate il 3

Non 3, ma 3.1 come la prima versione di Windows usata dalla sottoscritta.
Il post n°3 non mi soddisfaceva, così ho deciso di cancellarlo e passare al 3.1.
Non ho un granché da scrivere in effetti, né da comunicare (oh dei, quanto devo sembrarvi vuota!), in realtà non ho grandi aspettative da questo blog, ecco tutto. Né dal mio cervello con 30°C all’ombra (effettivamente non so se siano 30 o di meno, ma una cosa è certa: potrei evaporare molto presto).
E visto che sta diventando un noiosissimo post sul meteo, chiudo qui.

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